30 marzo
Come si mangia, come ci si veste, come si vive in questi brutti momenti? E gli scioperi hanno motivazioni soltanto politiche?
Giuseppe Landi, presidente della Confederazione fascista dei lavoratori dell’industria è stato incaricato di un’indagine nelle località dove più si è sentito il fermento degli operai. Oggi a Biella ha riunito un certo numero di rappresentanti sindacali: i “fiduciari di fabbrica”, come vengono chiamati; non sono eletti, sono scelti dal Partito, ma in qualche modo, col vento che tira, non possono mentire su come stanno le cose.
Della riunione c’è un testo stenografato1. Eccone alcuni stralci: “Qui il burro va a 13 lire l’etto e abbiamo 50 grammi di formaggio alla settimana; di carne 75 grammi con l’osso; nel calmiere la marmellata è fissata a 10 lire al chilo ma costa 16 lire, altrimenti non se ne trova. Il Presidente aveva l’altra volta promesso che sarebbe stato aumentato il numero delle biciclette e la quantità di sapone; posso assicurare che nella mia ditta un operaio da un anno ha chiesto un copertone e non lo ha potuto ancora avere, se avesse 200 lire lo troverebbe subito. Parimenti per il vestiario: non si trovano le fodere, non si trova neanche il filo per rattoppare. Noi lasciamo alle nostre gerarchie di provvedere, perché in questo modo non si può continuare; l’operaio non può vivere e l’industriale fa un sacco di soldi. Occorre aumentare il pane per le donne incinte; qui non si trova niente al prezzo ufficiale; ma la stoffa di pura lana si trova a 1200 lire al metro. Se gli industriali invece di vendere la stoffa di lana a questo prezzo aiutassero noi, non sarebbe meglio? Perché alle code dietro ai negozi si vede soltanto la povera gente? Per noi non c’è niente, per i signori c’è tutto. Le mele e le frutta non sono di borsa nera, ma vedetene i prezzi. Latte non se ne trova, però non si sono mai visti tanti latticini come adesso. Per qualcuno quindi i latticini e il burro ci sono. Ci avevano promesso le biciclette tipo; non se ne trovano, lo stesso per le scarpe di legno. In verità si trova tutto, bisogna pagare. Siamo tutti povera gente, lavoriamo per mangiare, cioè per vivere. Ci occorre il pane, la polenta, lo strutto per poter condire i nostri viveri. Siamo tutti tristi e arrabbiati. Non siamo capaci di prendere sonno la notte, perché abbiamo fame”.
Al Sud la situazione è ancora più grave. Anche qui Giueppe Landi ha fatto un’inchiesta e ha mandato un rapporto a Mussolini2: “Pane: la distribuzione è regolare, ma la qualità è scadente. Pasta: la distribuzione è in ritardo di un mese o più. Grassi: il lardo e il burro non vengono generalmente distribuiti; in notevole ritardo (anche di quattro mesi nella città di Messina) la vendita dell’olio. Carne: si lamenta che settimanalmente vengono messi in distribuzione dei quantitativi che spesso sono insufficienti ad assicurare le razioni individuali. Frattaglia, salumi, legumi e uova: questi generi o non vengono distribuiti o lo sono in maniera saltuaria. Formaggio, marmellata e zucchero: la distribuzione è ritardata uno a tre mesi. Patate: in quest’anno non si è fatta alcuna distribuzione”.
I ritardi, continua il rapporto di Landi, “mettono i lavoratori nell’assoluta necessità di ricorrere al mercato illegale per provvedersi di quanto è necessario alla vita. D’altro canto, venendo praticati in tale mercato dei prezzi che sono superiori alle loro possibilità salariali, i lavoratori si trovano costretti a indebitarsi se hanno esaurito i loro risparmi avvero a sottoalimentarsi, ciò che non potrà, alla lunga, non influire sulle loro capacità di resistenza e di lavoro”.
Landi dà anche degli esempi della differenza fra prezzi ufficiali e prezzi della borsa nera3: Pasta: prezzo ufficiale 2.85; borsa nera da 20 (Enna) a 30-40 (Palermo). Olio 12,80; borsa nera 40-45. Formaggio 24.10; borsa nera da 40 a 80. Uova 1.90; borsa nera 3.50. Fagioli 4; borsa nera da 12 a 40. Zucchero 8.40; borsa nera da 20 a 45.
Un rapporto del segretario dell’Unione milanese dei lavoratori dell’industria, Edoardo Malusardi, completa il quadro: “La decurtazione dell’assegnazione individuale di salumi (che vengono dati ormai di quando in quando) e delle uova, per le quali si è arrivati ad un uovo al mese; dei formaggi, pei quali è prevista una prossima nuova riduzione del quantitativo settimanale; tutto ciò costringe ciascun lavoratore ad allacciare sempre più stretti rapporti con i fornitori clandestini ed a subire un effettivo rincaro della spesa giornaliera alimentare di proporzioni tali che, senza alcun eufemismo e pure con lo scrupolo di una rigida obiettività, possono ben essere definite semplicemente enormi”.
“È ovvio” continua il rapporto consegnato da Malusardi a Landi “che in tali condizioni non è possibile esigere oltre, col blocco dei salari, l’indeterminato esasperarsi dei sacrifici dei lavoratori le cui condizioni di retribuzione sono per talune categorie addirittura irrisorie e, salvo rare eccezioni, per le altre assolutamente inadeguate al costo attuale della vita. Vedi ad es. le categorie impiegatizie che nella loro generalità non possono nemmeno sperare in un maggior guadagno con una intensificazione del lavoro, dato il carattere prevalentemente fisso della loro retribuzione.
“Fra le categorie operaie, poi, quelle dei tessili e dell’abbigliamento sono attualmente colpite e dalla situazione produttiva e dagli orari di lavoro, i quali sono talmente ridotti, tenendo conto delle soste e sospensioni3, da far raggiungere alla meno peggio una paga settimanale modestissima. Tieni infatti presente che l’orario di tali categorie pur ora con la ripresa del lavoro si aggira intorno alle 36/40 ore settimanali e che talune categorie dell’abbigliamento, come quelle addette all’industria dei copertoni impermeabili, le ricamatrici, le addette alle fabbriche di biancheria in serie, hanno ancora oggi paghe di lire 1,50-1,80 all’ora con minimi di 1,35 all’ora per donne adulte, ciò che comporta un guadagno di lire 10,80 per giornata di 8 ore! E in tale situazione sono anche numerose categorie tessili. Nelle categorie dell’alimentazione troviamo ad esempio uomini adulti a lire 2,76/3,04 all’ora e le donne a 1,38/1,52 all’ora; gli uomini adulti manovali addetti alla lavorazione delle conserve vegetali a lire 2,77 all’ora. Per le categorie degli ausiliari del traffico, mercé l’azione della organizzazione, è stato recentemente provveduto al riconoscimento di un premio giornaliero di otto lire, senza di che le paghe degli uomini addetti a lavori faticosi sono contrattualmente fissate ancora oggi nella cifra di 21/22 lire al giorno. E deve pure tenersi conto infine del fatto che gli stessi manovali metalmeccanici adulti, nelle zone della provincia, sono a tutt’oggi retribuiti con una paga oraria di lire 2,63 all’ora”.
1 Ripreso da Renzo De Felice nel suo Mussolini l’alleato, già cit.
2 Ibidem
3 Secondo i dati Istat, il coefficiente per tradurre i valori monetari del 1943 in valori del 2007 è di 550. Cento lire del 1943 corrispondono 55 mila lire e quindi a 28 euro. Le 10.89 lire di un salario 1943 per giornata lavorativa (di otto ore) corrispondono a 5962 lire, cioè poco più di tre euro.